Care compagne e cari compagni, come imputati di Padova del processo che si sta svolgendo presso il tribunale della città di L’Aquila salutiamo tutti i presenti all’iniziativa.
Il Primo maggio è la giornata internazionale dei lavoratori e ci stringiamo al fianco di tutti coloro che lottano contro lo sfruttamento e la miseria che il sistema economico capitalista genera, soprattutto oggi in questa fase di acuta crisi in cui il sistema si dibatte, e al fianco di chi resiste in tutti quei paesi in cui la popolazione è genuinamente insorta per rivendicare “lavoro, diritti e libertà”, contro l’oppressione dei regimi reazionari, come in tutto il Nord Africa. In particolare in questo primo maggio, i proletari italiani si trovano a dover pagare con i propri stipendi una nuova missione militare, l’intervento imperialista in Libia.
In questo momento storico, rilanciare la solidarietà nei confronti di chi lotta è sempre più necessario, perché il controllo e la repressione contro il movimento di classe e contro le sue avanguardie politiche sta aumentando e continuerà ad aumentare, come strumento necessario per impedire il nascere e il divampare di una concreta opposizione radicale alle politiche governative, alla sua possibile diffusione tra le masse, stanche di pagare la crisi dei padroni, e alla sua possibile saldatura con la prospettiva rivoluzionaria.
Questa è l’altra faccia della medaglia, la guerra sul fronte interno, che i paesi che si trovano nel ventre della bestia malata devono portare avanti, per impedire preventivamente che l’insoddisfazione e il malcontento popolare si trasformino in rabbia sociale e lotta di classe.
Riteniamo che la giornata del primo maggio, patrimonio storico e di lotta del movimento comunista internazionale, sia necessario e importante stringersi anche al fianco di tutti i prigionieri e le prigioniere politiche che sono rinchiuse nelle galere dell’imperialismo, come ostaggi in mano al nemico di classe. Questi compagni rappresentano tutt’ora la possibilità concreta e la speranza che solo attraverso la lotta si possono rovesciare i rapporti di forza tra le classi e si può avanzare qualche passo in più verso la prospettiva rivoluzionaria, per abbattere definitivamente il capitalismo e la barbarie che esso genera a livello mondiale. Salutiamo i prigionieri in svizzera, Marco, Silvia, Costa e Billi, salutiamo i prigionieri spagnoli dei Grapo e del Pce(r), i prigioneri di Ad e G.I. Abdallah in Francia, i prigionieri tedeschi e turchi in Germania, i prigionieri in Grecia, Turchia e ci stringiamo attorno all’eroica resistenza dei prigionieri palestinesi, rinchiusi nelle galere sioniste! Salutiamo tutti i prigionieri rivoluzionari nel mondo e in particolare i compagni e le compagne detenuti in Italia!
Qui in Italia, lo Stato dal 2005 ha applicato ad alcuni militanti rivoluzionari l’articolo 41 bis del codice penitenziario. Il carcere duro è la punta più alta della logica della differenziazione, che mira ad annientare l’identità politica e rivoluzionaria dei prigionieri, isolandoli e separandoli dal resto dei detenuti. Questo è il caso della compagna Nadia Desdemona Lioce, militante delle br – pcc, detenuta in sezione di 41 bis nel carcere dell’Aquila.
Il 3 Giugno 2007 si è svolta proprio a L’Aquila una manifestazione contro l’applicazione del 41 bis ai rivoluzionari prigionieri, in solidarietà a quest’ultimi e alle lotte di tutti i detenuti. Dopo la manifestazione, che si è conclusa con un presidio sotto al carcere, 24 compagni da diverse città di Italia, tra cui principalmente Padova e Bologna, sono stati denunciati e processati. Tra questi è stata denunciata anche una compagna attiva all’interno del lavoro di costruzione del Soccorso Rosso in Italia.
Il processo è stato diviso in due filoni, a seconda dei reati imputati. Alcuni compagni sono stati condannati a due anni ciascuno per aver urlato lo slogans “la fabbrica ci uccide, lo stato ci imprigiona che cazzo ce ne frega di biagi e di d’antona” e altrettanti compagni sono stati condannati a pene dai sette agli otto mesi e ad una sanzione pecuniaria di 1000 euro ciascuno, per l’imbrattamento dei muri, il danneggiamento della rete e l’invasione dell’area circostante al carcere. In realtà i compagni sono stati divisi in base all’area politica di appartenenza, tra compagni comunisti e compagni anarchici, con il chiaro intento di dividere e depotenziare il fronte della solidarietà di classe, che questo processo mira ad attaccare! La divisione attuata tra i compagni imputati è la stessa che modella l’ordinamento carcerario, che vede i prigionieri rinchiusi in carceri confino e in sezioni speciali per prigionieri comunisti, anarchici e arabi, come accade a Siano Catanzaro, a Carinola, a Latina, a Benevento, Alessandria ecc..
La solidarietà oggi è scomoda più che mai, perché permette di collegare la resistenza che i prigionieri portano avanti dietro alle sbarre con quella di chi lotta fuori, rafforzando e collegando tra loro le diverse lotte e perché mantiene viva la prospettiva rivoluzionaria, che i prigionieri incarnano.
Come imputati abbiamo deciso di rispondere con determinazione alle condanne di primo grado, per non far passare sotto silenzio il processo. Rivendichiamo a gran voce la manifestazione del 03 giugno 2007, i suoi contenuti e le pratiche di piazza attuate.
Per tale ragione abbiamo indetto una mobilitazione per l’11 giugno 2011 che ci veda ritornare tutti a l’Aquila per esprimere solidarietà ai compagni sotto processo e per rilanciare la lotta contro il 41 bis.
Pensiamo che dove la borghesia ci vuole divisi, noi dobbiamo rispondere con l’unità e la lotta, che nessuna repressione potrà mai fermare. Questo processo è un processo alle lotte e va trasformato in un processo di lotta. Quando la solidarietà politica e militante viene attaccata, va difesa rilanciandola e continuando a praticarla.
In fine, ricordiamo che la città di L’Aquila è stata devastata e trasformata dal terremoto del 6 aprile 2009, che ha provocato 308 morti, centinaia di feriti e migliaia di sfollati. Il terremoto a L’Aquila ha chiaramente dimostrato quali siano i valori su cui si fonda la società capitalista: di fronte al crollo di numerosi palazzi e le vittime che hanno portato con loro al suolo, il carcere di massima sicurezza è rimasto integro. Nonostante la gravità della situazione, in questi due anni i processi agli speculatori e ai responsabili delle varie morti (tra cui 8 giovani studenti che alloggiavano alla casa dello studente di L’Aquila) sono andati a rilento, mentre la magistratura si è affrettata a condannare i compagni, volendo chiudere in fretta il processo con delle sentenze esemplari per tutti. Ancora una volta la giustizia borghese adempie al suo ruolo, difendendo gli interessi dei padroni e condannando i compagni! Per tale ragione comunque la nostra solidarietà va anche a quei terremotati aquilani che non hanno abbassato la testa davanti alla gestione che il governo ha dato alla situazione nella città abruzzese, resistendo per difendere il proprio territorio.
Invitiamo tutti a partecipare alla mobilitazione a L’aquila per l’11 giugno 2011.
Contro la repressione, nessuna giustizia, nessuna pace!
No al 41 bis, no alla differenziazione!
Solidarietà ai compagni sotto processo!
Mobilitiamoci tutti, uniti si vince!
Costruire la solidarietà, abbattere il capitalismo.
Alcuni compagni imputati al processo
Padova, Primo Maggio 2011